Tornando alla Birmania, nell’aprile 2007 è stato inaugurato un gasdotto di 2830 km, che dal porto birmano di Sittwe (nel Golfo del Bengala), raggiungerà lo Yunnan, per portare nei prossimi 30 anni 120 mld cubi di gas. Anche l’India detiene il 30% delle diverse piattaforme d’estrazione offshore e progetta un gasdotto di 950 km.

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Birmania, il gasdotto e il traffico di droga

Ancora l'inchiesta sul paese asiatico

    di Mario Paciolla

Tornando alla Birmania, nell’aprile 2007 è stato inaugurato un gasdotto di 2830 km, che dal porto birmano di Sittwe (nel Golfo del Bengala), raggiungerà lo Yunnan, per portare nei prossimi 30 anni 120 mld cubi di gas. Anche l’India detiene il 30% delle diverse piattaforme d’estrazione offshore e progetta un gasdotto di 950 km. Senza dimenticare che ormai la Cina domina il settore manifatturiero e l’India quello dei servizi e delle telecomunicazioni. Inoltre nel corso degli ultimi mesi il dollaro è vittima di una fortissima inflazione nei confronti dello yuan cinese: la Cina ha le mani sulla gola del dollaro. La situazione è alquanto controversa: da un lato ci sono i paladini della giustizia mondiale. Dall’altro, la libertà rivoluzionaria di un nuovo elemento rosso. Al centro la Birmania. Oltre al settore militare, ce n’è un altro, più di quest’ultimo, suscettibile di poter risollevare nel giro di pochissimo tempo l’economia di un intero paese (ma anche di un continente intero povero come l’Africa). Il traffico illegale di droga. Già Frank Lucas, noto narcotrafficante americano (Denzel Washington in ‘American Gangster’ per intenderci), aveva mostrato, durante la guerra del Vietnam, com’era possibile fare capitali inimmaginabili col traffico illegale di droga proveniente dal Sud-Est Asiatico. Più precisamente dal ‘Triangolo d’oro’. Un qualcosa come un milione di dollari al giorno. Che cos’è il ‘Triangolo d’oro’? Cosa c’entra la Birmania? La Birmania sta la centro del Triangolo d’oro , una regione di 400.000 km, divisa con Laos e Cambogia, che produce circa il 60-70% di oppio del mondo (lavorato poi in eroina). L’oppio è un cash-crop: ossia una coltura di mercato, ideale in regioni scarsamente controllate dallo stato, povere di vie di comunicazione, particolarmente inaccessibili. È un prodotto facilmente trasportabile, non deperibile che racchiude un grande valore in quantità di peso esiguo e di modesto ingombro. L’ideale per un paese che ha fatto dell’esportazione del riso il proprio punto di forza. La Birmania è sempre stata al centro delle attenzioni mondiali, a partire dal colonialismo britannico del XIX secolo. In questo periodo sono tantissime le testimonianze di un diffuso utilizzo dell’oppio in Europa: dalle ‘Confessioni di un oppiomane’ di De Quincey, passando per i sogni di Coleridge in ‘Kubla Khan’ , Wordsworth, sino ad arrivare ai ‘Paradisi artificiali’ di Baudelaire. Testimonianze alquanto illustri. Ma è soprattutto con l’ultima metà del XX secolo che il Triangolo d’oro è diventata una faccenda ‘Globale’. A partire dagli anni ’60 l’economia della droga stava per essere trasformata dall’ascesa del mercato americano dell’eroina: ‘La percezione della diffusione negli U.S.A. dell’eroina prodotta nel Triangolo d’oro divenne significativa soltanto agli inizi degli anni ’70, quando i soldati tornati in patria, dopo aver combattuto in Vietnam, si rivelarono il veicolo della diffusione della droga e dell’ampliamento del mercato. Tra le tante motivazioni del conflitto, su tutte comunque, prevalse una ragione specifica: l’essere la guerra del Vietnam strettamente legata, in termini geografici e strategici, alle regioni di produzione dell’oppio e dell’eroina (da ‘Geografia e Geopolitica dell’Estremo Oriente, F.Montessoro). Alla fine degli anni ’70, il Triangolo d’oro perse il ruolo di protagonista (la produzione infatti scese da 700 t a 160 t). La Birmania infatti non è l’unica regione del mondo a possedere un mercato d’oro. Ce n’è un’altra: la ‘Mezzaluna d’oro’, che si trova tra Afghanistan e Pakistan. Fino a poco tempo fa la produzione di oppio in questi paesi era diretta a livelli locali da piccoli mercanti regionali. Non vi era nemmeno produzione locale di eroina. Due anni dopo lo scoppio della guerra in Afghanistan, la regione divenne il principale produttore del mondo. Se nel 1985 la Birmania produceva probabilmente 500 t di oppio, il Laos 100 t e la Thailandia 35 t (in realtà il Triangolo può essere considerato un pentagono, in quanto comprende anche piccole aree del Vietnam e della Thailandia), le regioni della Mezzaluna d’oro avevano produzioni assai più rilevanti: in Afghanistan 500-600 t, l’Iran 300-400 t, il Pakistan 40-70 t. all’inizio degli anni ’90 il raccolto ha poi ripristinato i valori del passato. La Birmania ha visto crescere la proprio produzione di quattro o cinque volte, superando le 2600 t; il Laos è passato a 200-300 t. dalla fine degli anni ’80, la produzione illegale di oppio ed eroina è tornata ad essere una faccenda birmana.





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