Calcio, quanto conviene investire nel settore giovanile

Considerazioni sul derby primvera

    di Alberto Medici

Ieri mattina è andato in scena uno scoppiettantissimo derby primavera tra Milan e Inter, che ha visto i nerazzurri prevalere per ben 4 reti a una, contro gli acerrimi rivali cittadini.

Un fatto ha particolarmente colpito il mio interesse: i due marcatori dell’Inter.

Puskas (tripletta) e Camara. Entrambi stranieri, in un mondo globalizzato e aperto come quello attuale, non è un dato di grande significato.

 

Benissimo, vediamo ora le formazioni ufficiali:

MILAN: Livieri; Turano, De Santis, Bordi, Derosa; Mastalli, Modic, Gamarra; Felicioli, Vassallo, Crociata. A disposizione: Aiolfi, Calabria, Zanellato, Ndiaye, Careccia, Hamadi, Vido, Hadziosmanovic, Fabbro. All. Cristian Brocchi

INTER: Radu; Gyamfi, Yao Guy, Donkor, Dimarco; Gnoukouri, Dabo, Steffé; Camara, Puscas, Baldini. A disposizione: Costa, Crosato, Miangue, Pinton, Sciacca, Rocca, Palazzi, Bonetto, Ventre, Di Gregorio, Appiah, Romney. All. Stefano Vecchi

Il Milan schiera nella formazione iniziale ben 9 (NOVE) italiani, un boliviano (Gamarra) e un bosniaco (Modic).

L’Inter invece tolti gli italiani Steffè, Di Marco e Baldini, presenta in formazione titolare 8 (OTTO) stranieri. Cosi distribuiti: due rumeni (Radu e Puscas), due ivoriani (Gnoukouri e Yao), due ghanesi (Gyamfi e Donkor), un guineano (Camara) e un senegalese (Dabo).

Della formazione nerazzurra sono andato poi a vedere quanti giocatori avessero effettivamente fatto tutta la “classica trafila” del settore giovanile, ipotizzando come possibile principio d’analisi la stagione 2010-2011, anno in cui i giocatori classe 1996 disputavano la categoria Giovanissimi Nazionali ed i classe 1997 quella di Giovanissimi Regionali Professionisti. Questo in modo tale da concedere un intervallo accettabile (4/5 anni, in realtà la tempistica di lavoro sui giovani si attesta attorno agli 8/10 anni) in cui lavorare ai vari responsabili, allenatori, collaboratori di settore giovanile e scolastico, per formare possibili professionisti del futuro.

Dall’analisi effettuata è emerso che solamente Steffè e Di Marco, nella formazione titolare, erano tesserati per la società nerazzurra nella stagione 2010-2011. Per la precisione, tra l’altro, Di Marco, svolgeva il ruolo di centrocampista e non di terzino come ieri mattina. In ogni caso, dato trascurabile, in quanto spesso si tende ad arretrare centrocampisti con l’avanzare delle categorie in quanto solitamente dotati di tecnica superiore e migliore capacità d’impostazione rispetto a chi “nasce” difensore.

Baldini, terzo titolare, si è invece unito alla squadra la stagione successiva, 2011-2012, venendo tesserato all’epoca per gli Allievi Regionali Professionisti.

E tutti gli altri?

I portieri Costa e Di Gregorio erano a disposizione in panchina, così come il difensore Lomolino ed il centrocampista Palazzi. Gli altri reduci Della Giovanna, Di Marco, Sciacca, De Micheli e Rocca non figuravano invece (per motivi diversi) nei 23.

Senza snocciolare caso per caso, di tutti gli altri componenti della squadra, nessuno ha una militanza superiore ai 2 anni nel settore giovanile nerazzurro.

Cosa vuol dire? Che l’Inter non li ha “costruiti” in casa, ma li ha presi “già fatti” da altre realtà, inserendoli nel proprio settore giovanile a crescita ultimata.

Andiamo invece ora a far di conto.

In Italia la squadra che investe di più nel settore giovanile è proprio l’Inter, che ha destinato circa 36 milioni di euro negli ultimi 6 anni, con dunque una media di 6 milioni di Euro l’anno.

Da sottolineare che l’investimento ha fornito al Club profitti per 72 milioni di euro e che l’ECA (European Club Association) considera le giovanili dell’Inter come le terze migliori d’Europa dopo quelle dell’Ajax e della Dinamo Zagabria.

Va detto subito che le cifre investite, soprattutto dai Top Club italiani, non distano tantissimo da quelli degli altri Club europei, ad esempio il Borussia Dortmund ha destinato poco più di 6 milioni di euro alle giovanili, mentre sono ancora lontanissime dai budget del Barcellona che investe più di 15 milioni di euro l’anno nella sua Cantera.

Qual è l’incongruenza che mi ha particolarmente colpito?

È che i giovani cresciuti in casa sono utilizzati come pedine di scambio o per far cassa senza mai essere considerati come parte integrante della prima squadra e molto spesso rimpiazzati da giocatori cresciuti altrove già nella categoria primavera (il reale serbatoio dei grandi). In un paese dove conta solamente la vittoria, e non la crescita di un singolo calciatore, non è poi così anormale rimpiazzare giovani prospetti non ancora maturi, con coetanei che dimostrano un maggiore sviluppo. E non importa nemmeno spendere cifre importanti, lasciando liberi o mandando in prestito dei giocatori che invece sono nel settore giovanile magari già dalle categorie più giovani.

Analizziamo più a fondo i 36 milioni investiti ed i 72 guadagnati (periodo 2006-2012). Facciamo degli esempi.

Davide Santon venne preso per la categoria dei Giovanissimi Nazionali praticamente a costo zero perché molto piccolo, completò la trafila ed esordì in prima squadra a 18 anni con Josè Mourinho. L’Inter lo vendette al Newcastle nel 2011 “guadagnandoci” circa 6 milioni di Euro. In questo caso, considerato non valido per il progetto, un giocatore formato nel settore giovanile (sempre usando la scrematura citata precedentemente: almeno 5 anni) viene venduto per fare cassa. A rigor di logica, niente da dire, tutto perfetto. Giocatore 100% nerazzurro. Dunque: comprato a 0, venduto a 6. SALDO +6.

Parliamo invece ora del suo “gemello”: il bad boy Mario Balotelli.

Balotelli, o meglio, Mario Barwuah (diventerà Balotelli solo da maggiorenne) approda all’Inter nell’agosto del 2006, dopo aver esordito ancora 15enne e quindi in deroga al regolamento, nella allora Serie C1 con il Lumezzane, squadra che l’ha cresciuto e formato come giovane.

Il giovane Mario, aggregato alla squadra degli Allievi Nazionali in partenza, viene “spostato” in primavera a metà stagione. L’anno successivo, iniziando con la primavera, viene invece convocato già in dicembre da mister Mancini in prima squadra e da lì inizia la sua carriera “coi grandi”. Nel 2010 l’Inter accetta l’offerta del City e vende il buon Mario: incassa 28 milioni. Mario era stato pagato solo quattro anni prima 450.000 Euro. Facciamo dunque i cosiddetti “conti della serva”: 27,5 milioni netti di plusvalenza!

Ma sorge la domanda: Balotelli è o no allora un prodotto del settore giovanile neroazzurro?

A mio modesto parere non lo è, semplicemente perché è stato formato dal Lumezzane che l’ha rivenduto già pronto per la prima squadra all’Inter, che solo per motivi anagrafici l’ha inserito in una squadra di coetanei.

Balotelli all’Inter ci è arrivato già formato, cresciuto, sviluppato.

All’Inter si è solamente affermato.

Compro gente già formata, magari con esperienze in realtà più piccole ma in contesto da prima squadra, li metto a giocare nelle mie giovanili (uno, due, tre anni) e poi li rivendo.

Acquisto a 100.000, rivendo (dopo aver valorizzato il ragazzo, facendolo esordire o avendolo aggregato alla prima squadra) a 1.000.000 ed il gioco è fatto.

Un’ulteriore appunto: dato che in Italia si è restii a lanciare giovani, perché non puntare sul mercato estero dove 16enni vengono già fatti esordire in prima squadra e portarli nel mio settore giovanile? Costo relativamente basso, profitti più o meno assicurati.

Ma è veramente questo INVESTIRE nel settore giovanile?

Ma il settore giovanile non ha lo scopo di fornire giocatori alla prima squadra, ed essendo cresciuti all’interno del club avere la stessa visione, cultura, valori, credenze etc?

Quel che si diceva all’inizio (“Bisogna puntare sui giovani, bisogna investire nelle giovanili, non ci sono più soldi anche il Calcio è in crisi”) è allora solamente una bella facciata o il settore giovanile significa investire sui giovani non tanto per formarli come uomini e giocatori, ma solo per una mera e becera compravendita sistema-bilanci con le plusvalenze?

Se io formo giocatori e futuri professionisti, costruendo sogni, speranze e progetti, lavorando su bambini e ragazzini molto piccoli dai primi calci (6-7 anni) agli allievi (circa 16-17) e poi una volta giunti alla primavera li vendo e prendo altri giocatori (spesso stranieri), che già hanno esordito in prima squadra in altre realtà (straniere o di lega pro italiana), lasciando liberi o dando in prestito i miei, che senso possono avere il tempo e i soldi (spesso pochi) che ho investito?

Chacun à son gout.





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