La strage di Pasqua

Chi si è fatto saltare in aria non era kamikaze, ma folle terrorista

    di Amedeo Forastiere

Si sono spente le luci come sempre accade e il fatto non fa più notizia. Della strage di Pasqua alla chiesa cattolica nello Sri Lanka restano solo le famiglie delle 359 vittime che piangono i loro cari, con piccola comunità cristiana. Pochi giorni fa, un giornalista Rai molto quotato per le tante missioni all’estero sui teatri di guerra, in un editoriale ha scritto: Non li chiamate Kamikaze, sono feroci terroristi.

Il termine Kamikaze è molto antico. Nasce in Giappone nel 1281, quando la flotta mongola inviata da Kublai Khan voleva conquistare il Giappone. A salvare l’isola nipponica dall’invasione mongola, fu un leggendario tifone, che come una forza divina respinse la flotta nemica. Nacque così il termine Kamikaze, che significa: Kami divinità e kaze vento, vento divino. Dopo furono i leggendari eroi dell’aviazione giapponese nella seconda guerra mondiale che, nell'Oceano Pacifico, si lanciavano sulle navi e portaerei degli americani con tutto l’aereo carico di esplosivo. Colpivano solo i soldati, mai la popolazione inerme, mai donne, vecchi e bambini.

Gli attentatori dello Sri Lanka il giorno di Pasqua invece hanno ucciso innocenti, persone che pregavano, famiglie intere sono saltate in aria spappolate dall’esplosione, solo perché erano cristiani, infedeli. Sono solo terroristi, anche se si sono fatti esplodere considerandolo un atto eroico (dicono che vanno in paradiso e Allah gli fa trovare trentaquattro vergini. Non commento se sia vero, non vero, ma comunque non saranno mai Kamikaze).

Gli attentatori erano tutti giovani, ragazzi di famiglie benestanti che avevano studiato all’estero, in Inghilterra, si presuppone con un buon livello di cultura. Una giovane madre si è fatta esplodere con i suoi tre figli. Di fronte a tanta follia, non ho parole, solo preoccupazione per tanto fanatismo che non ha nessuna spiegazione religiosa, anche quando gridano, prima di farsi esplodere, Allah akbar. Questa frase è usata come garanzia del fatto che quell’attentato abbia motivazioni religiose.

Ed è proprio questo che mi preoccupa. Certo anche la nostra religione in passato ha avuto momenti di totale fanatismo. Nel medioevo chi non credeva in Cristo era condannato dalla chiesa e bruciato vivi nella pubblica piazza, ma sono passati oltre cinquecento anni.

Il mondo è cambiato, si è evoluto. Le folle credevano all’uomo che parlava solo perché aveva studiato, perché sapeva leggere e scrivere, e tanto bastava. Non gli facevano domande, si vergognavano, erano analfabeti, lo seguivano nella parola e nel cammino. Oggi i giovani di tutto il mondo studiano, vanno a fare Master all’estero, dove c’è un’altra cultura, un’altra mentalità, paesi dove chi vuole credere in Dio, o in un'altra religione, o in niente, è libero di farlo.

Personalmente credo che dietro al fanatismo religioso ci sia la strumentalizzazione politica di chi vuole la confusione. La gente si scanna e si ammazza, a vantaggio di una razza o a vantaggio di una fede per un Dio che non si vede, ma che serve da riparo al sovrano macellaio.

Alla prossima ragazzi.





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