La letteratura della Grande Guerra

A Villa San Michele, ad Anacapri, il testo di Axel Munthe Red Cross-Iron Cross

    di Maria Regina De Luca

Che i grandi e grandissimi scrittori, dalle trincee dei diversi fronti della Grande Guerra, abbiano contribuito alla formazione della grande letteratura del secolo scorso è cosa nota. Ai nostri Montale, Ungaretti, Levi, Gadda, Boccioni, Balla, Depero, Saba, Marinetti e dall’esterno, ma non meno partecipi, scrittori e poeti che si chiamano D’Annunzio, Pirandello, E. A. Mario (che ne scrive la Leggenda, personificando, come nei poemi greci, il fiume insanguinato che sprona i giovani a resistere), a Remarque, a Musil, a Hemingway, (l’elenco potrebbe continuare) si aggiunge oggi un medico, uno svedese naturalizzatosi anacaprese e divenutone il genius loci: Axel Munthe. Col suo libro Red Cross-Iron Cross, Munthe consegnò alla storia la testimonianza dell’eroismo di quanti nelle trincee e negli ospedali da campo si recarono, anche da volontari, a difendere la loro terra e la loro patria. Questi scrittori hanno avuto il coraggio di denunziare con i loro scritti l’ambiguità devastatrice di una guerra che spense, e per sempre e in tutta l’Europa la Luce, simbolo di civiltà e di progresso celebrata dal Ballo Excelsior  quale consegna dell’Ottocento al nuovo secolo: il secolo breve, decurtato dei suoi anni migliori e segnato per sempre da una data che ne compromise le potenzialità e ne deviò le aspirazioni e le speranze..

Dobbiamo all’impegno della Associazione culturale Kaire Arte Capri se il libro, dove Munthe raccoglie le  sue esperienze di medico sul fronte della Grande Guerra, è stato ripresentato al pubblico dopo decenni di silenzio. Il titolo Red Cross-Iron Cross è sufficientemente esplicativo e il suo contenuto aggiunge quindi alla già folta schiera dei grandi scrittori e poeti della Grande Guerra un nome nuovo, e un altro eroe sul campo: il medico svedese innamorato del sole di Capri, che dedicò gli anni della sua giovinezza a edificare la sua casa sulla propaggine della collina di fronte alla costa napoletana, a oriente, in modo che il sole la invadesse per lunghe ore, fin quasi al tramonto. Il libro è stato dall’ Associazione Kaire, (citiamo Marco  Multari, Annarita, Alessandra, il regista Mario Staiano, con la partecipazione del professore Gennaro Rispoli) drammatizzato e messo in scena proprio a villa San Michele, sulla terrazza a occidente. Munthe è stato presentato nella sua multiforme personalità di giovane medico in cerca del sole, ma fedele fino al sacrificio di sé al giuramento d’Ippocrate e alla sua missione che lo vede  volontario nell’assistenza ai malati di colera a Napoli, altra esperienza tradotta nelle Lettere da una città dolente, testo quasi scomparso, e in quella di medico al fronte della prima guerra mondiale. Questa ricerca della Associazione Kaire  è un invito all’indagine non solo nella storia e nei motivi, nonché negli esiti di una guerra disastrosa, ma anche in quanto scorreva parallelamente a essa, alla narrativa che ne traeva ispirazione e si traduceva in  encomio, memoria, rispetto per i giovani venuti a migliaia a morire sulle sponde del Piave, sulle montagne e nelle valli alpine, nelle atroci trincee dei diversi fronti: amici, alleati e nemici, ma tutti affratellati dallo stesso eroismo, dalle stesse vite infrante, dallo stesso dolore.





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