Fiori giapponesi

Successo al Ridotto del Mercadante per lo spettacolo tratto dal libro di La Capria

    di Teresa Mori

Ritorna al Ridotto del Mercadante, dopo il grande successo della passata stagione, la narrativa lacapriana. Siamo già al secondo appuntamento di questa primavera. Dal 7 al 12 aprile è andato in scena Fiori Giapponesi, titolo omonimo del libro di La Capria. Sul palcoscenico vengono drammatizzati, attraverso un’unica intrecciata sit-com, nove dei cinquantacinque raccontini che fanno parte della raccolta. Un po’ diversa, più particolare rispetto alle precedenti rappresentazioni al Ridotto. Una commedia musicale, un musical all’italiana potremmo dire. Unico nel suo genere, reso particolare, quasi televisivo, dalle scene di Luigi Ferrigno, i costumi di Zaira de Vincentiis e il sapientissimo gioco di luci di Gigi Saccomandi. Hanno recitato e cantato Mario Autore, Daniela Fiorentino, Massimiliano Foà e Mercedes Martini.

I fiori giapponesi sono semi di carta: gettati in un bicchiere d'acqua, si dischiudono in un fiore che cresce e si espande occupando tutto lo spazio disponibile. Come fiori giapponesi, questi racconti brevissimi sbocciano nella fantasia del lettore, ognuno con il suo piccolo frammento di verità, nel suo spazio virtuale. Ognuno portatore di un cambiamento per chi ascolta. Alcuni sono quasi come il "bonsai" di un romanzo non scritto. Pubblicati per la prima volta nel 1979, rappresentano una sorta di diario dell'autore e della sua coscienza inquieta. Con humour e melanconia, leggerezza ed eleganza, Raffaele La Capria osserva la realtà e la scompone in una serie infinita di frammenti: piccole meditazioni sull'amore, l'infanzia, l'adolescenza e il disagio del vivere moderno, ma anche sul terrorismo e la corruzione, temi brucianti degli anni di Piombo in cui vennero scritti. In scena a raccontare l’intero arco di una vita, due coppie di innamorati, l’una lo specchio dell’altra.

«Fiori giapponesi - dichiara Paolo Coletta -  oltre a possedere il crisma della leggerezza ed esserne prestigiosi esemplari in letteratura qualche anno prima che Italo Calvino ridefinisse i confini di quel valore nelle sue celeberrime lezioni ad Harvard, danno sì l’impressione di lasciarsi ‘suonare‘ senza troppi problemi da mani meno esperte, ma anche di destare interesse nel più abile degli interpreti. Pezzi facili, appunto, ma mai scontati né convenzionali. Equilibrio e armonia sorreggono questo meraviglioso catalogo di incertezze solitarie o condivise, in cui è possibile trovare innumerevoli corrispondenze con il Teatro Musicale: voci e timbri che creano colori inattesi, dinamiche non consuete, ma anche temi, piccole frasi, motivi ricorrenti: tutti elementi del tessuto narrativo lacapriano che riportano alla pratica mozartiana della concertazione».

«Ora da soli, ora in due, ora in coro – prosegue ancora il regista – i personaggi di questa ‘rapsodia‘ sull’imponderabilità delle umane (ma anche animali) vicende non hanno il tempo di perder tempo a descriversi o a descrivere il proprio mondo: vanno dritti incontro al loro destino contro ogni teoria deterministica, come movimenti di una sonata classica: guidati semmai da una forma, sicuramente non da una precisa causa. In questo senso c’è poco da domandarsi come possano convivere al loro interno il sense of humour con un costante clima di minaccia, l’ironia con la serietà del male, la felicità con il dolore: ogni sentimento ha diritto di cittadinanza nell’inventario di infinite e mutevoli identità presenti in questo libro». 





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