Condannato...da facebook

Occhio alle offese sui social network

    di Adelaide Caravaglios

Attenzione a dare del ‘raccomandato’ ad un collega via facebook: potrebbe rischiarsi una condanna per diffamazione pluriaggravata, proprio come è successo ad un maresciallo della Guardia di Finanza, ‘reo’ di aver offeso un commilitone con espressioni non proprio lusinghiere del tipo, appunto, “raccomandato” e “leccaculo”. L’uomo, condannato prima in appello e poi in Cassazione (sentenza n. 49066/2015), si era guardato bene dal fare nomi, indicare funzioni e/o riferimenti cronologici: pur tuttavia, per i giudici era da considerarsi colpevole, vista la chiara intenzione lesiva delle sue affermazioni, intenzione che andava ricondotta – affermano i magistrati – “alla libera consapevole volontà dello stesso imputato, […] e la cui esplicazione era avvenuta attraverso il ricorso ad uno strumento comunicativo di generalizzata e spiccata attitudine recettiva”.

A nulla sono valse le censure mosse dalla difesa, secondo la quale le espressioni utilizzate (come ‘collega’, ‘attualmente’, ‘stato coniugale’ et simili) erano da considerarsi troppo generiche e, dunque, prive di una valenza pregiudizievole: a parere dei giudici c’erano tutti gli elementi per risalire all’individuazione del destinatario delle offese, o, quanto meno, ad un ristretto numero di persone, fossero anche gli stessi militari della compagnia.

Nessuno scampo, dunque, per il militare!





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