LIBRI Cure mediche nel Cilento

Un manoscritto di medicina e magia riportato alla luce da Lanfranco Cirillo

    di Flora Fiume

Li pignoli giovano agli asmatici, aprono le appilazioni delle vene ed aggiustano a quelli che con difficoltà orinano e danno vigore al coito. I cedri, limoni e arangi sono contro alla putredine”.

All’inizio dell’800 Gerardo Cecchi ha raccolto in un quadernetto manoscritto una serie di ricette ed espedienti medicali in uso all’epoca nella zona del Cilento, più precisamente in un piccolo borgo, Perito. Nel 2018, è stato riportato alla luce, per la collana I dardi di Iuppiter Edizioni, da Lanfranco Cirillo, studioso di storia e cultura, originario del borgo cilentano.

“Cure mediche nel Cilento tra scienza e magia (il manoscritto del 1827, ritrovato a Perito con le ricette di Gerardo Cecchi)” è un’interessante operazione che permette di ricostruire le usanze e le abitudini di un luogo tanto piccolo quanto ricco di cultura e tradizione.

Per meglio comprendere la particolarità del testo, bisogna inserirlo nell’humus storico culturale del tempo e del luogo in cui è stato scritto in origine. Negli anni in cui veniva scritta la raccolta di medicine ritrovata da Cirillo il Cilento era in pieno fermento rivoluzionario antiborbonico: si combatteva perché venissero riconosciuti i diritti fondamentali attraverso una Costituzione. Il fermento politico procedeva di pari passo con quello culturale.

Anche a Perito, che come tutto il Cilento fu fortemente influenzato dalla Scuola Medica Salernitana, istituzione che ha lungamente contribuito allo sviluppo e alla crescita della medicina, intrisa com’era di pratica e studio sistematico di antichi testi latini e greci.

La riscoperta di questo testo permette quindi di capire quanto la scienza medica sia riuscita a mescolarsi spontaneamente alle tradizioni, affondando le radici nel quotidiano popolare, fatto di credenze, superstizioni e magie. Tra le pagine di questo testo non manca, ad esempio, la descrizione del potere taumaturgico delle pietre preziose e dei cristalli, da sempre molto attrattive per vie del loro aspetto materico e colorato.

L’agata è in grado di guarire la sciatica, se legata ai piedi. Le perle, macinate in polvere sottile e somministrate oralmente, “soccorrono alla virtù del cuore.” La pietra iaspide, invece, portata al collo o al braccio, “fa gli uomini grati a ciascuno”.

Ampio spazio è dato anche alla descrizione delle attitudini curative delle erbe officinali. Come le foglie di rosmarino adatte a lenire il mal di denti. O la verbena che guarisce dal morso dello scorpione e non ne fa sentire il dolore. Oppure la polvere del nocciolo di nespolo che aiuta a rompere ed eliminare i calcoli renali.

Il testo non si limita ad un crudo elenco. Spesso descrive anche con dovizia di particolari la preparazione di questo o quel medicamento, per il quale è prescritto l’utilizzo di gesti propiziatori o formule magiche o scaramantiche per esaltarne le virtù. Un esempio su tutti: fare una croce sulla propria mano e recitare una invocazione religiosa.

È curioso ritrovare in talune di queste pratiche modalità che vengono a tutt’oggi prese in considerazione anche dalla medicina omeopatica e olistica. Come il raccogliere con il plenilunio o con la luna calante, oppure il conservare o utilizzare le erbe previa bollitura a fuoco lento o mescolandole con del vino.

Rimedio per li calcoli. Nel primo quarto di Luna, mese di maggio, si devono raccogliere i fogli di ginestre, e quanto pesano, vi si pone duplicato oglio buono in una carafa otturata e si lasciano al sole per giorno e notte sino alla fine del Sole Leone, di questo oglio se ne prende una dramma in brodo, caffè ed acqua calda”.

E accanto alle indicazioni per sanare ogni tipo di malanno (da ferite e dolori genericamente intesi, a rogna, a tosse; da ritenzione idrica, a calcoli, ad amenorrea), ce n’è per rimediare problemi nella vita di tutti i giorni. Per far dormire i cavalli. Per non far guastare il vino nelle botti. Per prendere gli uccelli vivi. E per indurre amore tra marito e moglie, o per legature che fanno le donne agli uomini.

Oggi, 29 luglio 1827 ho terminato questo libretto”, conclude Gerardo Cecchi.

Lanfranco Cirillo invece preferisce aggiungere un’appendice nella quale raccoglie le schede di alcune nelle piante che vengono citate nel manoscritto e che sono ancora in uso nella medicina cinese, in quella popolare e in ambito erboristico.





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