Posillipo e Nisida, un amore impossibile

La leggenda di una passione non corrisposta

    di Amedeo Forastiere

Favola, Fiaba, Leggenda, Mito. La Favola ha accompagnato l’infanzia di ognuno di noi da bambino, quella che ci leggeva il nostro genitore per farci addormentare. Un racconto popolare con tanti animali e pochi umani. La Fiaba rappresenta un punto più maturo.  Storie fatte di leggi spesso crudeli, pregiudizi nei rapporti degli uomini. Di origini popolari, grande importanza è il magico, ibridi. Un tipo di narrazione antichissima, solitamente di origini folkloristiche, legata alla tradizione popolare. La Leggenda  è un racconto in cui può essere presente l’elemento meraviglioso, ma in modo remoto, così come remoto, se non ipotetico, è il suo fondamento storico. Come narrazione, sussiste proprio il fatto che il suo fondamento non può essere né confermato né smentito.  

Il Mito invece tende a valorizzare una cultura, a distinguerla, attraverso un racconto sacrale che la vuole fondare, essere il punto di origine. Come la leggenda, il mito si base sulla sua non fondatezza, e pretende di risalire a un tempo mitico, diverso da quello storico. La realtà è straordinaria, gli animali parlavano, gli spiriti popolano liberi i boschi. La differenza con la leggenda è che il mito si pone come punto di partenza non di un singolo storico, ma di tutta la storia, è  il tempo prima del tempo così come lo viviamo.

Personalmente credo che la Leggenda sia la Fiaba degli adulti. Spesso cerchiamo di dare veridicità ai tanti personaggi raccontati da Virgilio, da Omero. Dobbiamo riconoscere che la fantasia di questi poeti fu senza pari, li hanno resi veri, vivi, prendendo tutta la nostra immaginazione. Non c’è luogo di Napoli (città unica al mondo per le sue tante leggende) che non evoca queste storie. Confesso che da poco ho scoperto la straordinaria storia d’amore tra Posillipo e Nisida. Racconta la Leggenda di un bel giovane, leggiadro e gentile. Nel suo volto si accoppiava il gaio sorriso dell’anima innocente, al malinconico riflesso di un cuore sensibile. Era festevole senza chiasso e serio senza durezza. Chi lo vedeva lo amava; la gente accorreva a lui come un amico, per allietarsi della sua compagnia. Il suo nome era Posillipo. Un giorno vide una bella giovane ragazza di campagna, Nisida. Gli entrò nell’anima, accendendo un amore ardente. Alla giovane fanciulla, era stata data in dono la bellezza del corpo, ma era stata negata quella dell’anima. Donna incantatrice, fredda e sprezzante, che né godeva né soffriva, con un cuore fatto di pietra levigata, duro e glaciale.

Posillipo fece di tutto, pur di conquistare il cuore della giovane fanciulla sempre più dura e fredda, all’amore sincero del giovane innamorato. Viveva di faccia a lui, come una dannata provocazione, che alimentava sempre più la fiamma d’amore. Nisida, sempre più dura e sprezzante, come a divertirsi nel vedere il bel giovane innamorato soffrire. Anche se il suo cuore, a volte gli suggeriva di spegnere quel fuoco che lo avrebbe bruciato, non dava ascolto. L’amore è l’amore, non ascolta né il proprio cuore né chi ci sta vicino, che ci vuole bene e suggerisce: Chella nun è pe’ te’.

Al giovane innamorato nulla valse ascoltare, né il proprio cuore, né chi voleva salvarlo. La bella e perfida Nisida, era conosciuta, altri uomini si erano persi nella sua bellezza. Chi era sparito su qualche nave diretta verso paesi lontani e sconosciuti senza mai più far ritorno, chi invece scelse la clausura chiudendo il mondo fuori la porta di un vecchio convento. Per sfuggire a quella vista, che era il suo tormento e la sua seduzione, Posillipo decise di precipitarsi nel mare e finire così la sua misera vita. Decisero però diversamente i fatti e rimasto a mezz’acqua il bel giovanotto, vollero lui mutato in poggio e poi promontorio, il capo di Posillipo. Nisida precipita anch’essa in mare, non per scelta ma per disgrazia, trasformandosi in uno scoglio dirimpetto. Posillipo, promontorio bellissimo dove da sempre accorrono gli innamorati giurandosi eterno amore. Nisida, diventata isoletta dirimpettaia, destinata ad ospitare un penitenziario dove gli uomini condannano alla prigionia assassini e ladri. Così eterno fu il premio, così eterno fu il castigo.

 





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