Greta Zuccoli, folk, indie e tanta passione
Intervista alla cantante napoletana. L'esperienza di Sanremo e i progetti futuri
di Daniele Vargiu
Greta Zuccoli è una giovanissima cantante napoletana. Il suo percorso artistico inizia presso una scuola di musica, all’età di soli 14 anni. In questa scuola ha avuto modo di conoscere una serie di musicisti con i quali successivamente si è unita, formando la band “The Wheels”, prima band della cantante che fa musica folk e propone inediti in inglese. Con i The Wheels, Greta ha iniziato a cantate in Italie e all'estero.
Che tipo di musica ha ispirato prevalentemente la tua carriera artistica?
“Ci sono state una serie di esperienze ed incontri che mi hanno portato poi a cantare non solo in Italia. Ho continuato su questa scia dell’inglese, componendo musica inglese e sono state tante le ispirazioni che ho avuto da quel mondo lì. Quindi io vengo da quel genere: mi piace molto la musica folk, Indie americano e Indie Rock. Da un po' di tempo in qua, ho riscoperto le mie radici e stanno venendo fuori le mie radici italiane. Da questa 'riscoperta' è venuto fuori il brano che ho portato a Sanremo”.
Nel corso del tuo percorso musicale hai avuto modo di collaborare con Diodato? Raccontaci un po'.
“La prima collaborazione è avvenuta un anno fa in occasione del suo Tour. “Concerti Di Un’altra Estate”. Era un Tour molto speciale sicuramente per Antonio, in un anno bellissimo, di grandi e di meritatissimi successi. E’ stato bello far parte di quel Tour lì. Si chiamava così proprio per un motivo, perché eravamo consapevoli che fosse un’estate diversa in qualche modo. Però abbiamo sentito nelle persone il desiderio di vivere questa gioia, questa luce che in parte spero sia arrivata. È stata un’esperienza bellissima, per me molto formativa. Sicuramente perché Antonio è un artista che stimo tantissimo e aver avuto modo di conoscere tutta l’umanità dietro comunque la sua arte, mi ha arricchito tanto.
Quali emozioni hai provato al festival di Sanremo?
“Emozioni grandissime. Probabilmente anche per la difficoltà del periodo e la stranezza poi di tutto questo festival. Era tutto molto più silenzioso. Emozioni che abbiamo condiviso sia con i giovani, parlo delle nuove proposte, sia con le persone che ci hanno mandato tutto il loro amore da casa. È stato veramente incredibile".
L’assenza di pubblico per te ha influito particolarmente?
“Quando ho cantato all’Ariston e ho guardato quelle poltrone vuote, è stato stranissimo. In qualche modo si è creata un’intimità forte con l’orchestra. Ancora di più, come se avesse colmato in qualche modo gli spazi vuoti. C’era una maggiore connessione con la musica, perché era tutto li. Già l’orchestra è una delle protagoniste di ogni anno, però quest’anno ancora di più. E questa cosa si è sentita. Quindi è stata forse più emozionante.
Con il brano 'Ogni cosa sa di te', portato a Sanremo, quale messaggio hai voluto lanciare?
“Sicuramente ho cercato di rappresentare un cambiamento che io sto vivendo. La canzone è un racconto d’amore che parla di distanze e di come riuscire a colmarle attraverso la condivisone umana. In particolare è proprio tramite questi tipi di rapporti che è più facile mettersi a fuoco come persona. Ho voluto provare a lasciare un messaggio di luce e di rivoluzione che è uno dei significati più profondi della canzone”.
Tra i big principali chi ti ha colpito maggiormente?
“Penso...come tutti, la canzone di Colapesce e Dimartino 'Musica Leggerissima'. Una canzone veramente bella e mi è piaciuta tantissimo dal primo ascolto. Poi io sono anche una grande fan di Max Gazzè ed è stato bellissimo ritrovarlo al festival. Mi è piaciuto tanto il pezzo di Ghemon e anche il brano di Madame. Nell’ ultima settimana ho avuto modo di riascoltarli alcuni brani perché appunto avendo partecipato al festival, non ho avuto modo di ascoltarli tutti. Sono davvero felice di aver fatto parte di questa kermesse, perché era molto varia, ha abbracciato tanti generi musicali”.
Cosa ne pensi della vittoria dei Maneskin?
“Sono veramente contenta per la loro vittoria. È un bellissimo segnale, poi loro sono giovanissimi e hanno fatto un bellissimo lavoro. Inoltre essendo una band mi auguro che possa essere d’auspicio per il futuro. Potrebbe rappresentare un punto di partenza per una scena nuova di cui l’Italia ha bisogno. Quindi sono molto contenta, si”.
Cosa è per te la musica?
“E’ un rapporto viscerale di amore e odio. Perché è strettamente legata alla mia persona ovvero il modo più efficace per esprimermi. Più sincero. Ogni canzone è una psicanalisi”.
Quali sono gli artisti che hanno ispirato il tuo percorso artistico?
“Come dicevo prima, prediligo il folk e la scena americana. Per quanto riguarda il cantautorato italiano mi ha influenzato tantissimo: Max Gazzè, Silvestri e Bersani. In qualche modo nella mia musica cerco di mettere assieme tutti i mondi dai quali provengo".
Tu sei di Napoli, quale è una cosa che ami o che odi della tua città?
“E’difficile dirlo perché Napoli è una città difficile. È una città piena di contrasti. In questo senso mi ci rivedo molto perché sono fatta di contrasti anch’io, come tutti. I contrasti sono un po' più visibili, quando in una città ci vivi. Io sono veramente innamorata di questa città. Ha qualcosa di speciale, non so … quasi come uno stato a parte. Sarà l’energia del Vesuvio”.
Progetti futuri?
“Sicuramente ci sarà della musica nuova e in base alle varie restrizioni, mi auguro di poter fare delle piccole cose live”.