Just Stop Oil e l'arte umiliata

Le nuove modalita' per dimostrare il dissenso sulle scelte ambientali dei governi

    di Eugenia De Luca

Sta facendo discutere, nelle ultime settimane, la protesta portata avanti dal movimento Just Stop Oil. Il movimento è guidato da un gruppo di attivisti ambientali britannici che, tramite la resistenza civile e l’azione diretta, ha come obiettivo quello convincere il governo inglese a fermare le nuove licenze e la produzione di combustibili fossili. Nelle ultime settimane sono diventati estremamente noti per aver fatto irruzione in diversi musei europei, partendo con il lancio di pittura sopra alcune delle tele più importanti (tra cui “I Girasoli” di Van Gogh) e proseguendo con altre azioni dimostrative come quella di attaccarsi realmente ai muri delle pinacoteche con colla spalmata sulle loro mani. Espedienti non semplici, oltre che pericolosi, ma sicuramente in grado di attirare attenzione e non poca rabbia. Se infatti c’era chi inizialmente poteva simpatizzare per il sentiment della protesta, in un secondo momento proprio questo modo, alquanto discutibile, ha sollevato non poche polemiche ponendo l’interrogativo sul senso dell’azione stessa e di quanto possa questo modo essere funzionale ai fini dei loro obiettivi.

A catena, anche nel nostro paese, sono presi e ripresi, alcuni movimenti di dissenso (per fortuna non uguali) affinché il nuovo governo, fresco di giuramento, possa mettere in pratica un piano di azione concreto a contrastare la forte crisi climatica che stiamo vivendo. Recente il blocco del traffico sul grande raccordo anulare che ha mandato in tilt il traffico capitolino suscitando nervosismi e tensioni. Le modalità di protesta sono tutt’altro che lesive: in questo caso, i manifestanti protestano in modo semipacifico occupando il suolo con il solo auspicio che il loro messaggio possa suscitare semplicemente attenzione.

Ma è davvero così? Siamo sicuri che basti il lancio di una latta di legumi o un cartellone su una tangenziale a procurare la soluzione? Un tempo c’era il Friday For Future, movimento creato e ideato dalla candidata al Nobel per la pace Greta Thunberg, che nel 2018 iniziò la sua battaglia nei confronti di un sistema lassivo alle problematiche ambientali. Il covid, poi, e la crisi sociale post pandemica hanno dato luce indubbiamente ad una eccettuata suscettibilità in un pianeta in continua evoluzione.

Si è assistito quindi a un vero e proprio cambiamento anche nella modalità di manifestare; a tal proposito, infatti, proprio nelle giornate passate, è stato diffuso tramite la pagina IG del Corriere Della Sera l’intervento di un malcapitato che ha avuto la sfortuna di trovarsi bloccato sul GRA proprio nel pieno del blocco; si tratta però, non di una persona qualunque, ma coincidenza ha voluto, si trattasse proprio di uno scienziato ambientale che, come visto in un frame di video, cerca una mediazione con i manifestanti facendo proprio leva sul come la modalità di protesta sia non del tutto funzionale ma anzi, il primo vero passo per contribuire al salvataggio del globo sia proprio partire dal quotidiano e dalle azioni semplici e collettive.





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