I 18 anni di Rebecca

Sentirsi giovani a ogni età: istruzioni per l'uso

    di Amedeo Forastiere

I diciott’anni di Rebecca non è il titolo di un romanzo di Ken Follett, né una canzone di Fabrizio De André. Ma il compleanno di una giovane fanciulla, nipote di un amico d’infanzia del mio amico Aristotele (scusate il gioco di parole). La madre di Rebecca, Stefania, ha sempre chiamato il mio amico "zio", lo conosce da quando era piccola, mentre la figlia gli si rivolge sempre e solo per nome, proprio come si fa con un amico…

Aristotele mi ha raccontato la festa dei diciotto anni della sua “amica” Rebecca. Per tutta la serata lei lo ha chiamato sempre solo per nome: Aristò (i giovani d’oggi sui nomi lunghi non perdono tempo). Lui non è stato sorpreso da questo, mi ha raccontato che è sempre così quando vede Rebecca. Lei lo coinvolge nei suoi tanti progetti e passioni, come quello per il disegno, la scrittura, in ultimo la musica. Tiene a precisare, Aristotele, che la sua “amica” in tutto quello che fa è sempre molto brava. Ha imparato, mi raccontava, a suonare la chitarra in pochissimo tempo.

Il mio amico sostiene che frequentare i giovani gli rallenta l’invecchiamento, lo diceva anche Sigmund Freud, addirittura lo prescriveva come terapia per quelle persone che vivevano la sindrome dell’invecchiamento precoce. Il mio amico parla, io l’osservo con molta attenzione, e noto che nel raccontarmi le cose che fa la sua “amica” Rebecca, ci mette lo stesso entusiasmo di un ragazzino appena diciottenne.

Aristotele, per la sua età potrebbe tranquillamente essere il nonno di Rebecca, anche perché ha un nipote venticinque anni, quando parla della sua “amica” lo fa come se avesse quasi la sua stessa età, dimenticando qualche acciacco, che sicuramente ha e del quale non parla, per paura forse di rompere l’incantesimo dell’amicizia con i giovani.

In altre occasioni ho notato che quando gli si avvicina qualcuno della sua età e vuole parlare con lui, prova una sorta di fastidio, quasi come se dicesse: ma ca’ vuo’ chistu viecchio!

Poi mi ha confidato: «Sai quando sto con i giovani mi trovo bene, a volte, lo so che adesso esagero, ma mi sento uno di loro. I giovani parlano di tutto, soprattutto del futuro, di cosa vogliono fare da grandi quando lasceranno gli studi, i primi innamoramenti, flirt e storie d’amore, i sogni da realizzare, mai di malattie, di acciacchi. Cosi vengo talmente coinvolto che non sento più quanti anni ho. Invece quando incontro i miei coetanei non dicono nemmeno ciao, ma: Comm’ stai? Il colesterolo a quanto ce l’hai? La glicemia? E la pressione? Questa la devi tenere sempre sotto controllo, alla nostra età basta uno sbalzo che ti ritrovi dritto in ospedale. Anche la prostata devi controllarla, il PSA almeno due volte all’anno».

Ieri, ho incontrato un vecchio amico ed ex collega con qualche anno più di me, Ciro. Parlava tenendo il pollice in bocca, la cosa mi ha dato fastidio, una forma di esibizionismo che non gli calzava, gli ho domandato con rimprovero: «Ciro ma alla tua età metti ancora il dito in bocca come i bambini?» La risposta: «Macché dito in bocca come i bambini, con il pollice tengo fermo la dentiera sennò mentre parlo si stacca!»

Coetanei, contro la vecchia usate frequentazioni di giovani almeno tre giorni nella settimana, non provoca effetti collaterali.

Alla prossima ragazzi.





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