Ritratti napoletani: Antonio Petito

Storia e aneddoti del più famoso Pulcinella, detto 'Totonno 'o pazzo' per i suoi scherzi

    di Armando De Sio

Antonio Petito, detto “Totonno ‘o pazzo” per la sua mania di fare scherzi, è sicuramente uno degli attori e autori più importanti del panorama teatrale napoletano nella prima metà dell’Ottocento e ha legato indissolubilmente il suo nome alla maschera di Pulcinella. Nato a Napoli nel 1822, figlio di Salvatore, altro Pulcinella dei suoi tempi, e “Donna Peppa“, Giuseppina D’Errico, una pupara famosissima per il suo bancariello a Via del Carmine, all’età di trent’anni diventò famosissimo legando il suo nome al Teatro San Carlino. Pur non sapendo né leggere né scrivere era pieno di idee e parlava spesso ad alta voce, pretendendo che gli altri scrivessero tutto quello che lui diceva.

Tra i suoi spettatori più assidui troviamo anche Ferdinando II di Borbone, che portava l’intera famiglia reale al San Carlino per ammirarlo. Si racconta che le risate del re erano così fragorose che si sentivano benissimo durante tutta la commedia. Petito però si dimostrò anche autore impegnato: nelle sue opere non solo denunciò i mali del nascente Regno d’Italia ma spiegò anche al popolo napoletano temi internazionali come la questione degli schiavi d’America nella sua opera intitolata “Appassionate pe lo romanzo de lo zio Tom”. Come già detto in apertura, Petito era famosissimo per i suoi scherzi. Il proprietario del San Carlino, Raffaele Mormone, trovò la porta di casa murata durante la notte e un giorno gli fu organizzato il funerale davanti al teatro, perché Petito aveva commissionato e affisso manifesti funebri in tutta la città. Si dice che durante una rappresentazione nel 1870 cadde in preda alle convulsioni, dicendo di avere il colera. Tutto il pubblico fuggì via, gli attori cominciarono a pregare e il suo suggeritore Mariano Ruoppolo perse i sensi. Petito, una volta che Ruoppolo si fu ripreso, pare abbia esclamato, tra una risata e l’altra: “così ti levi il vizio di bere dalla mia bottiglia!”. Altre volte Totonno punì il povero Ruoppolo: mise una tale quantità di lassativo nella sua bottiglia, che il suggeritore in preda a crampi e dolori lancinanti fu ricoverato credendosi veramente coleroso.

Altra vittima di questi scherzi fu il suo allievo prediletto: Eduardo Scarpetta. L’autore di “Miseria e nobiltà” invitato a cena a casa Petito, vi trovò un gran trambusto. Il servitore infatti disse a Scarpetta che i due coniugi stavano litigando animatamente. All’improvviso Totonno uscì da una porta furioso e prese un coltello. Il giovane Eduardo voleva fermarlo, ma fu gettato a terra da Antonio Petito, che tornò nella stanza. Sentendo delle grida di aiuto, Scarpetta corse nella stanza e trovò la donna in una pozza di sangue. “Chiama subito un medico!” gli urlò il padrone di casa. Al ritorno trovò i coniugi che ballavano la tarantella. Nel 1876 Petito ebbe un infarto mentre recitava, morendo sul palcoscenico come suo desiderio. E chissà se qualcuno credette che fosse un’altra trovata di Totonno ‘o pazzo





Back to Top