Stefano Masciarelli a teatro

Insieme a Patrizia Pellegrino in “Una moglie da rubare”

    di Vanna Morra

Dal 1° febbraio al Teatro Manzoni di Roma è di scena Stefano Masciarelli insieme a Patrizia Pellegrino in “Una moglie da rubare”, commedia divertente e romantica che porta la firma di Iaia Fiastri, una delle più grandi autrici e sceneggiatrici italiane. Inoltre ritroveremo l’attore romano, da marzo, al cinema nel nuovo film di Fabio Gravina “Un figlio a tutti i costi”.

Incredibile come nella sua lunga carriera sia riuscito a mantenere costante la sua popolarità ed essere sempre al passo con i tempi. Non si è fatto mancare nulla, dal teatro al cinema, dalla tv al doppiaggio alla musica, Masciarelli è un vero showman. Ci siamo sentiti più volte prima dell’intervista, non riuscivamo a coordinarci, e ogni volta sono rimasta colpita dalla pacatezza della sua voce e la sua cordialità. Alla fine mi ha chiamata lui, dal bar teatro, prima delle prove.

Ciao Stefano!
Ciao Vanna, finalmente ce l’abbiamo fatta!

Finalmente! Da questo mese a fine aprile sarai in tour teatrale con “Una moglie da rubare”, commedia in cui sei protagonista insieme a Patrizia Pellegrino…
… insieme a Patrizia Pellegrino e Luigi Tani che è un altro attore bravissimo. “Una moglie da rubare” è una pièce scritta da Iaia Fiastri, che voi sapete che di commedie ne ha scritte tante, collaborando anche con Garinei e Giovannini, ed è diretta da Diego Ruiz, un regista giovane ma molto molto bravo.

Qual è la storia?
Siamo negli anni ’70 e la storia è quella di Giovanni, un imprenditore sposato che va sul lastrico e per racimolare qualche lira, nella disperazione, rapisce la moglie di un altro imprenditore suo concorrente ma molto ricco. Giovanni, produttore di materiali audio visivi, nasconde questa donna bellissima in uno dei suoi magazzini per scoprire poi che al marito della rapita non gliene frega proprio niente di sua moglie. Da qui parte la più divertente commedia degli equivoci…

Nessun casting per questo ruolo ma un personaggio pensato apposta per te, Giovanni ha qualcosa di Stefano?
Assolutamente no, anzi è l’esatto contrario di me. Lui è un timidone, è impacciato, è sull’orlo del delirio tanto da rapire una donna. E’ una bella prova d’attore perché è un personaggio che non ho mai interpretato.

Com’è lavorare con Patrizia Pellegrino, siete una coppia collaudata ormai!
Sì sì, con Patrizia ho lavorato per il teatro 3 anni fa e poi abbiamo fatto tantissime cose insieme, conduzioni, serate, sfilate di moda… siamo amici da 25 anni, è uno spasso lavorare con lei. Ci coccoliamo a vicenda perché ormai ci conosciamo a memoria, è una grande sorella minore per me.

Dove farete tappa?
Siamo partiti dal Teatro Manzoni di Roma, e saremo qui fino alla fine di febbraio, e proseguiremo poi in tutto il nord.

Quindi a Napoli non vi aspettiamo?
“Mannaggia ‘a morte, mannaggia”, per il momento e purtroppo no.

Però ti seguo su Fb e ho visto che sei stato da poco all’HBToo di Napoli con la tua band che ha un nome che non provo nemmeno a pronunciare. 
Ah, sì, è stata una serata pazzesca! E il nome, infatti, lo cambiamo perché è difficile per tutti. Lo avevo messo per un omaggio ad Alberto Sordi, “Awanaganazzaganazzanboy” è una frase che disse lui, però basta dire Mascia e la sua Band o Masciarelli e la sua band, è uguale.

Come funziona con la band? Avete una sorta di tour o vi esibite in eventi privati?
Funziona che ci esibiamo dove ci chiamano, serate, feste di piazza, eventi privati, convention. Proprio poco fa mi hanno chiamato da Napoli per una convention a giugno di una società locale, ci hanno visti a Sharm el-sheikh e ci hanno chiamato. Abbiamo un repertorio che va dagli anni ’60 ad oggi, nazionale e internazionale, facciamo ballare e cantare tutti, li facciamo salire sui tavoli e quindi c’è tanta allegria e le nostre serate se le ricordano tutti.

Dal 1° marzo ti vedremo anche al cinema in “Un figlio a tutti i costi”, senza svelarci troppo, raccontaci del nuovo film di Fabio Gravina. 
Il film tratta di un argomento molto comune in questo momento nella nostra Italia, quello delle coppie intorno ai 40 anni che non riescono ad avere figli. Ci sono delle situazioni ridicole, perché poi quando le donne si affidano ai medici, questi indicano loro, a seconda dell’ovulazione e dei giorni precisi in cui è feconda, quando fare l’amore. Quindi la protagonista femminile, interpretata da Roberta Garzia, chiama continuamente il compagno perché devono stare insieme e ovviamente nei luoghi meno indicati. Io sono lo psicologo, amico di Gravina, che cerca di farlo stare più calmo possibile. E’ davvero comico, quando abbiamo visto le scene è stato divertente, ci ha fatto molto ridere.

Teatro, Tv, cinema, doppiaggio e musica, le sensazioni che ti danno ognuna di queste cose e se c’è qualcosa che ti gratifica più di un’altra.
No, perché ognuna è come un figlio. Ogni frangia dello spettacolo è bella per quello che è con le sue difficoltà e le sue cose belle. Il doppiaggio è bello perché puoi sognare con quel personaggio, mentre il teatro anche se ogni sera fai la stessa cosa non è mai uguale. Il pubblico è sempre diverso e, come si dice in gergo, bisogna acchiapparlo e non è facile. Il cinema è un’altra cosa così come ancora un’altra sono Tv e fiction e poi, vabbè, la musica… la musica è la colonna sonora della mia vita, la amo in maniera particolare. Ecco, mi definisco sempre un artista contemporaneo del 21° secolo, nel senso che mi piace diversificare e sono orgoglioso di saper fare un po’ di cose.

Quando non ti dedichi al lavoro cosa ti piace fare?
Amo giocare a golf, è uno sport che riempie gli spazi, quando sono libero ci gioco sempre. E’ qualcosa di straordinario, lo consiglio a chi vuole stare a contatto con la natura e anche a chi non riesce tanto a camminare. I campi da golf sono oasi naturali nelle città, generalmente di 50/60 ettari, al di là della vegetazione ci sono tanti animali che se ti piacciono impazzisci perché sono lì, li vedi e interagisci con loro.

Di te emerge che sei una persona brillante, sempre allegro e positivo… cos’è che ti fa arrabbiare? E se t’arrabbi?
Ma guarda non sono di quei caratteri lì che si arrabbiano. Innanzitutto non mi arrabbio per le cazzate perché poi la vita ci insegna che quelle restano tali. E soprattutto non mi incazzo con voi femmine (Ride). Ho dei colleghi che si incazzano come belve con le donne, a me viene troppo da ridere. Non c’è motivo, noi siamo figli di un Dio minore rispetto a voi, voi siete più intelligenti e ci manovrate. Quindi io lo so e mi muovo di conseguenza. Mi posso incazzare quando vedo che ci sono bambini che muoiono di fame o di tumori, quando la gente muore ingiustamente, ecco questo mi rattrista e mi fa arrabbiare molto, per il resto non c’è bisogno.

Curiosando un po’ su di te ho letto che hai fatto il bagnino e mi ha incuriosito che tu sia stato un investigatore privato. Quanti anni avevi?
Avevo 22 anni e lavoravo come bagnino al Cral del Ministero di Grazia e Giustizia. In questo stabilimento veniva un signore che era il braccio destro di un vice ministro e che mi reputava un bravo ragazzo. Mi propose di fare un corso da investigatore e dopo qualche tempo mi avrebbe fatto fare il dirigente. Mi allettò questo fatto della dirigenza in un settore che non conoscevo e mi misi ad investigare ma lui poi decadde a degli incarichi e non riuscendo a fare il dirigente mi licenziai.

Come ti sei ritrovato a fare l’attore?
E’ stato nel 1987 in modo fortuito. Mi piaceva questo mondo, anche se non avevo mai fatto una scuola sapevo fare le imitazioni. Imitavo sia i cantanti che i personaggi dello spettacolo e della politica. Andai a fare un provino e, pensa, mi presero in un programma a Canale 5 per fare delle voci fuori campo dell’Avvocato Agnelli, Sandro Pertini e Beppe Grillo.

C’è ancora qualcosa che non hai fatto e vorresti fare?
Vorrei fare un film da protagonista. In realtà ne ho fatto uno ma era il 1993, poi solo partecipazioni. Sì, mi piacerebbe farlo, ci spero e incrocio sempre le dita.





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