TikTok, l'era dei nuovi schiavi digitali

Sotto accusa l'app del momento tra giochi pericolosi e manipolazioni

    di Mario Vittorio D'Aquino

TikTok è sicuramente l’app del momento, con i suoi 800 milioni di utenti attivi in tutto il mondo si posiziona sesto nella classifica tra i social network più scaricati. L’applicazione di origine cinese - già divenuta un colosso del web - consiste nel replicare con un video balletti, passi di danza, dialoghi di film o citazioni famose. Il tutto può durare da un minimo di pochi secondi ad un massimo di un minuto. L’età dei tiktoker (così si chiamano gli iscritti di questo mezzo) è ampia: soprattutto adolescenti ma anche adulti e personaggi famosi si fanno riprendere mostrando la loro vita privata o emulando le challenge (“sfide” o “prove”) del momento.

Possiamo trovare, ad esempio, Fedez e Chiara Ferragni, ma anche Matteo Salvini ha un suo profilo ufficiale. Come tutti i social anche TikTok è sotto la lente d’ingrandimento per le derive di alcune challenge a sfondo potenzialmente violento e autolesionista che più volte si sono ripetute negli anni e che hanno causato incidenti e vittime. L’ultima in ordine cronologico è Antonella Sicomero, bambina palermitana di 10 anni che dopo aver eseguito la brutale Blackout Challenge, ovvero la simulazione di un auto soffocamento è morta con un arresto cardiocircolatorio in ospedale poche ore più tardi. Ma come si può arrivare a tanto?

Senza troppo soffermarsi sulle responsabilità dei genitori che lasciano spazio e libertà a individui ancora poco formati che non sanno distinguere il limite da non varcare, dovremmo invece concentrarsi di più sulla facilità con la quale si manipolano o distorcono le menti dei giovani che passivamente vedono, eseguono, si mostrano emulando cose già viste, eseguite e mostrate all’ennesima potenza. Inoltre vengono aizzati sul piedistallo personaggi di scarso valore culturale e morale come idoli o addirittura come esempi di vita e la tv fa il resto.

Ma per TikTok la sentenza non è finita qui. L'ex presidente degli USA, Donald Trump, ha avuto enormi problemi con quest’app arrivando alla violazione di scaricarla sugli store di tutti i dispositivi. Analizziamo il perché di tale scelta. Innanzitutto il repubblicano nel suo mandato ha condotto una guerra mediatica e protezionista sensibilizzando la popolazione a boicottare prodotti made in China, poiché il Paese orientale è una dittatura e fa concorrenza sleale nel suo mercato di import/export producendo una crisi di mercato dei lavoratori e dei prodotti americani e il download di quest’app a discapito di altre nate in America avrebbe arricchito un Paese ostile agli USA. Ma anche per una scelta prettamente politica, poiché Trump non è un personaggio amato dai media mainstream e da una fetta di americani pseudo democratici.

Si sono succeduti, durante le campagne elettorali di The Donald, numerosi boicottaggi e rivolte provenute proprio da video di tiktoker  che hanno ostacolato la sua propaganda in giro per gli States. A Tulsa, per esempio, si sono registrati ingressi fittizi con grosse quantità di biglietti prenotati di persone con nominativi inesistenti o che non si sono presentate rendendo il palazzetto vuoto e facendo sfigurare la carica di Trump in una tappa importante della sua campagna. Tali vicende hanno costretto il tycoon ad intervenire contro questa piega decisamente anti democratica.

Come si può notare, gli odierni mezzi di comunicazione, i social, le app sfuggono facilmente al controllo delle persone sfociando pericolosamente in destini funesti: che sia un modo per farsi vedere, per emulare una challenge potenzialmente suicida, per seguire la moda che passa o per fare della propaganda spicciola. La società odierna ha saputo inventare tutto ciò rendendo l’umano un automa che vive di compiacimenti da parte di avatar e sconosciuti, ma non sa ancora come arginare questo fiume in piena. Questi schiavi digitali seguono perfettamente il modus vivendi dell’attuale periodo: edonista e narcisista oltre che imbevuto di materialismo e consumismo come massimo comun denominatore. Un vero e proprio deserto di menti autonome, dove è inibito anche il potere decisionale nel quale tutto è già esistito e previsto.

Il nostro ego individuale deve essere accontentato per evitare isterismi o ipocondrie dalle visual, dai like, dai commenti positivi degli altri e lo sfogo come antidepressivo è lo shopping compulsivo o peggio l’abuso di droghe e alcool. Lo vogliono definire come il neo “dispotismo illuminato” ma forse di “illuminato” c’è solo il telefonino che si accende. Aldous Huxley o George Orwell, ai giorni nostri, avrebbero avuto molto da scrivere…

 





Back to Top