Ossessione d'amore

I giudici e il sottile confine del corteggiamento

    di Adelaide Caravaglios

Rose rosse, inviti a cena, a teatro, al cinema, fughe romantiche sono tutti indici di un corteggiamento "vecchia maniera", sicuramente lusinghiero per chi li riceve, a patto che rimangano nel perimetro dell’educazione e del rispetto; quando, infatti, queste attenzioni si trasformano in un atteggiamento quasi ossessivo, irrispettoso ed insistente nei confronti della persona, oggetto di interesse, rischiano di trasformarsi in atti persecutori ed integrare, quindi, il reato di stalking (art. 612 bis c.p.). Lo ha chiarito la Cassazione (III sezione penale) in una recente sentenza, la n. 13940/2016.

Chiamata ad intervenire sul ricorso mosso da un uomo avverso la decisione di merito, a seguito della quale era stato condannato per il reato di cui all’art. 612 bis c.p., la Corte ha spiegato che l’ossessivo corteggiamento della parte offesa, protrattosi per mesi, può assumere i connotati degli atti persecutori quando provoca un perdurante stato d’ansia ed agitazione nella persona, tale da indurla a modificare “significativamente” le proprie abitudini di vita: la poveretta, infatti, sentendosi minacciata, aveva cominciato ad avere incubi notturni, a non stare mai da sola e a non viaggiare più in autobus se non accompagnata dal padre. “Significative” alterazioni delle proprie abitudini di vita, spiega ancora il supremo Consesso, provocate dalle insistenze e dai comportamenti invasivi, aggressivi e minacciosi, dell’uomo.

Come a dire il “troppo stroppia”!





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