Ingiurie a caro prezzo

Condannato per aver offeso lo zio

    di Adelaide Caravaglios

Anche se – a parere di qualcuno – i tempi sono ormai cambiati e, di conseguenza, lo sono anche i costumi sociali, dare del “mongolo di m…a” o del “ladro” a qualcuno è e rimane ingiuria e questo anche se il qualcuno in questione è un nostro parente (nel caso di specie, lo zio) ed il delitto è stato depenalizzato (il reato in questione rientra, infatti, nell’ampio pacchetto di crimini che sono stati depenalizzati a seguito del decreto legislativo sulla depenalizzazione, approvato di recente dal Governo): lo sa bene quell’uomo che, tramite sms, aveva insultato lo zio.

Nel ricorso presentato avverso la sentenza di merito, questi lamentava l’“errata applicazione della legge penale attesa l’inoffensività della condotta contestata alla luce dell’evoluzione dei costumi sociali”; purtroppo per lui, però, gli ermellini sono stati di diverso avviso, condannandolo non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma – “ritenuta congrua” – di 1.000,00 euro alla cassa delle ammende, perché gli epiteti utilizzati mostravano “carattere oggettivamente ingiurioso” e si riducevano a “gratuiti e volgari insulti […] considerati tuttora tali anche tenendo conto dell’invocata evoluzione della percezione sociale dell’uso del linguaggio”.

Dunque nulla da fare: le buone maniere premiano sempre o, quanto meno, non sono poi così “care”!





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